Ciò
che noi solitamente connotiamo come simbolo è un segno grafico
convenzionale di cui spesso coscientemente ignoriamo il significato
ad esso sotteso, fermandoci all’immediato, vi è invece spesso un
significato nascosto in un simbolo, appartenente alla sfera inconscia
e mai definibile completamente. Noi stessi produciamo dei simboli
spontaneamente attraverso i sogni e sulla base di ciò viene spiagata
la presenza di una attività inconscia, che influenza la nostra
esistenza ed evoluzione.
Quindi
il sogno si presenta come una sorta di startgate
verso l’autoesplorazione.
Jung
accantona il lavoro sui sogni attraverso la libera associazione,
proposto da Freud, soffermandosi sul contenuto del sogno e sul
significato del sogno secondo il paziente, indagando sulla facoltà
simboleggiatrice e subliminatrice dell’inconscio del sognatore,
mettendo da parte qualsiasi tesi preconcetta, cercando di estrapolare
i contenuti rimossi dalla coscienza, ma anche i pensieri creativi
nuovi, le soluzioni che non hanno raggiunto la soglia della
coscienza.
Quindi
viene interpretato il sogno come una sorta di riequilibratore
psichico, compensatorio, nel ristabilire un normale status
psicologico, ma anche come anticipatore di eventi futuri, per la
capacità anticipatoria nel percepire progressivamente le
informazioni a livello simbolico, accennando anche all’attività
compensatoria del fenomeno del sogno ricorrente.
Jung
considera lo stato di salute mentale in base alla comunicazione tra
psiche conscia ed inconscia, altrimenti presente una scissione che
causa un disturbo psicologico.
Vi
sono però spesso dei simboli non riconducibili all’esperienza
personale del sognatore che Jung definisce “resti arcaici;
archetipi; immagini primordiali”, quali dati primordiali e
archetipici ereditari della mente umana e comuni a tutta la specie,
accumulati nel corso dell’evoluzione della specie, purtroppo però
le teorie razionali ci hanno progressivamente e pericolosamente
portato a distaccarci dal mondo simbolico irrazionale, per cui questi
sono costretti a manifestarsi in modalità indirette.
Tendiamo
a sottovalutare il danno che una tendenza al pensiero razionale porti
alla nostra esistenza, distanziandoci dalla nostra istintualità,
provocando la mancanza di quella sottile comunicazione con l’energia
naturale presente in ogni cosa e distanziandoci da una sana
spiritualità, togliendo così significato alla nostra stessa
esistenza illudendoci di averne assoluto controllo, su di essa e
sulla natura, senza accorgerci che non siamo in grado di controllare
la nostra stessa natura, i sogni con i loro simboli che tentano di
riconciliare la nostra psiche, ce lo ricordano ogni notte.
In
questo modo la creazione di un simbolo spirituale, contribuisce a
dare un senso alla vita offrendo una dimensione immaginifica e
spirituale che rimanda all'inconscio collettivo e alla sua funzione
di attivare delle risposte di adattamento che consentono alla specie
umana di sopravvivere e di difendersi di fronte alle angosce e le
modificazioni imposte dal mondo sotterraneo della psiche, che
minacciano l'esistenza, scavalcando il razionalismo che fa perdere il
contatto con la natura e con la nostra stessa natura. L’inconscio
quindi ha caratteristiche primitive, di quella primitiva energia
psichica che attraverso la civilizzazione abbiamo sotterrato... ma
non perso, malgrado abbiamo imparato a controllare i nostri istinti,
non abbiamo ancora imparato a controllare del tutto la nostra intima
natura.
Nel
suo capitolo Joseph L. Henderson mette in evidenza come gli archetipi
si affacciano nei sogni e danno voce al nostro mondo interiore
svolgendo un ruolo importantissimo nella psiche e di quanto oggi
trascuriamo i simboli spirituali negando loro l’importante
influenza che hanno sulla vita psichica.
Questa
analogia tra simboli archetipi e simbolizzazione del mondo onirico,
permette una valutazione più approfondita del messaggio psicologico.
Henderson
prende in considerazione alcuni dei principali miti dell’antichità
quali il mito
dell’eroe, che
aiuta attraverso il suo percorso ad affermare la propria personalità,
la coscienza individuale, individuando la sua evoluzione in quattro
cicli: l’Imbroglione, ancora dominato dai suoi appetiti istintuali;
la Lepre, che comincia a dominare i suoi istinti e a socializzare;
Corno Rosso, che si avvale delle potenze soprannaturali per
difendersi dal male e i Gemelli in cui sono rappresentati i due
aspetti della natura umana stasi e dinamismo. Il mito dell’eroe è
caratterizzato dalla sua propensione all’orgoglio per cui cade come
vittima sacrificale.
Altro
archetipo considerato è il concetto dell’Ombra. Essa è quella
somma di aspetti disconosciuti negati e non graditi alla coscienza
della persona, ma che vanno dominati ed integrati poichè questo
passaggio costituisce una transazione imprescindibile verso il
processo di individuazione personale.
Infine
Henderson prende in considerazione il concetto di Anima, l’elemento
femminile della psiche che ha una grande influenza socializzatrice e
come l’integrazione di questo aspetto di sè permette una
differenziazione dall’immagine materna.
Questo
processo d’integrazione e separazione verso la realizzazione di una
propria sana coscienza individuale, non può prescindere da un
rituale di iniziazione, una rinascita che garantisca una transizione
significativa, prendetto atto umilmente dell’ineluttabilità della
morte per ritornare a nuova vita, dove l’Imbroglione diviene lo
sciamano capace di intraprendere il viaggio solitario.
Marie-Louise
von Franz approfondisce il concetto di processo di individuazione e
come esso si ricostruibile tracciando una mappa dei progressivi sogni
individuali, dallo schema generale che se ne può estrapolare dalla
complessa trama è possibile individuare quelle modificazioni che
segnano il passo della personale evoluzione ed ogni interpretazione è
possibile solo in relazione al sognante, alla sua vita psichica,
considerando il Sé come organizzatore di questo processo, una guida
segreta che ci parla attraverso i sogni, qualora noi riuscissimo ad
abbandonare i progetti utilitaristici dell’ego, per far spazio al
nostro percorso interiore verso il nostro centro, percorso che
generalmente inizia attraverso una ferita e la sofferenza
conseguente.
Rendersi
consapevoli dei propri limiti entrare in contatto con l’Ombra e
quindi con le critiche del proprio inconscio, ci porta a scoprire le
nostre reali dimensioni psichiche, rivelando così una forma positiva
di un aspetto del Sé tanto temuto, come accade esplorando i diversi
aspetti dell’Anima e dell’Animus nell’uomo e nella donna come
siano legati all’esperienza emotiva che si è sperimentata con il
genitore di sesso opposto al proprio.
Spiega
come la personificazione dell’Anima possa simboleggiare una
illusione distruttiva o tutt’altro, cioè fungere da
“sintonizzatore”, guida e mediatore con l’interiorità. E’
quella funzione che porta l’uomo a cristallizzare in materia,
attraverso le arti, i propri sogni e sentimenti.
Parimenti
nella donna l’Animus è la voce della proprie intime sacre
convinzioni, dello spirito d’iniziativa, del coraggio, della
maturità spirituale in positivo, permettendo alla donna di
autosostenersi, mentre in negativo tendono verso l’impulso
autodistruttivo. Quando la donna sarà abbastanza forte da mettere in
dubbio il carattere sacro delle proprie convinzioni, allora potrà
accogliere le parole dell’inconscio e procedere ad incontrare il
Sè, nei miti e nei sogni raffigurati da maga, madre terra, dea per
le donne e maestro, custode, guru, spirito per l’uomo. Questa è
una simbolizzazione estremamente positiva nei sogni, poichè ci
indica un’attivazione del nostro centro interiore del nostro uomo
cosmico o grande uomo nella sua universalità culturale.
Questo
spesso viene simbolizzato nelle diverse culture, come un essere
bisessuato proprio a simbolizzare l’integrazione tra maschile e
femminile, la sintesi degli opposti. Ancora il Sé viene
rappresentato come un animale che ne incarna tutte le peculiarità,
realizzando la natura istintuale ed il legame con l’ambiente
circostante.
Un’altra
simbolizzazione costante del Sé nelle diverse culture è la pietra o
il cristallo, utilizzata tutt’oggi nelle pietre tombali. Da questa
associazione tra psiche e materia la von Franz ricorda sia scaturita
da jung la teoria della sincronicità,
nella quale egli sostiene eventi appartenenti alla psiche e eventi
esteriori presentano una coincidenza
significativa e
quindi un messaggio simbolico. Questi messaggi accompagnano, sempre
secondo Jung, le fasi del processo di individuazione.
L’autrice
considera che vivere in uno stato di consapevole attenzione verso il
Sè e contemporaneamente verso il mondo esteriore, ci indica la
strada verso quale proseguire nel nostro faticoso cammino e ci
permette un contatto con il nostro centro, un equilibrio, che
difficilmente può essere sgretolato e prima o poi questa interiorità
si manifesta permettendo qualsiasi rinnovamento.
Ma
anche il Sè ha un suo aspetto negativo ed è l’illusione, che può
prendere forma nelle megalomanie e nell’orgoglio, nella cecità
ritualistica religiosa, ricalcando uno schema. A questo proposito
considera anche che spesso l’oggettivazione in un rituale di
un’esperienza individuale di rivelazione, perde il suo valore
poichè ne viene dimenticata l’esperienza originale e quindi negati
gli effetti.
Afferma
inoltre la possibilità che comunque i sogni possano parlarci degli
altri, poichè l’uomo è in contatto anche con gli altri esseri
viventi, dei quali avverte le sofferenze e gli stati d’animo, anche
in modo inconsapevole da ciò che egli pensa e che non è possibile
influenzare l’inconscio in nessuna misura.
Aniela
Jaffé elabora il simbolismo nelle arti figurative, esaminando
dapprima i simboli della pietra, del cerchio e dell’animale e quale
funzione magica e propiziatoria abbiano avuto attraverso l’arte e
quanto sia essa stessa un simbolo, l’arte del XX secolo.
Considera
l’animazione
degli idoli primitivi in pietra come proiezioni dei contenuti
inconsci, dando così voce allo “spirito della pietra”, come il
suo utilizzo sia ricorrente nelle diverse culture e religioni e come
le rocce e le caverne in epoca preistorica fossero considerati luoghi
di culto.
Questo
viene avvalorato anche dalle pitture rupestri che non erano
semplicemente un effimero esercizio di stile, ma avevano una funzione
magica propiziatoria, come dimostrano evidenti tracce di danza sul
terreno antistante e i fori impressi sui dipinti che attestano essere
stati usati come bersagli, assicurando al cacciatore un’anticipazione
della sua vittoria, questa idea di creazione di un doppio si collega
alla convinzione, ancora tutt’oggi presente in civiltà primitive,
che l’immagine sia totalmente identificata con l’anima del
soggetto. A questo proposito si aggiunge la simbologia ed
identificazione con l’animale operata dall’uomo, utilizzata sia
nei riti propiziatori, ma anche come totem. Attraverso la maschera
l’uomo diviene immagine archetipa, accogliendo di essa qualità e
aspetti terrificanti.
Anche
nel rituale di iniziazione e circoncisione, l’iniziato accoglie la
sua anima animale, la riconosce, e la sacrifica con la circoncisione,
l’aspetto istintivo ed emozionale viene quindi portato alla
coscienza, sviluppando il proprio potere riflessivo.
Domare
l’animale interiore, non certo reprimerlo o ferirlo, diviene un
utile compagno.
Il
simbolo del cerchio viene ampliamente utilizzato in tutte le culture
e in tutte le epoche, esso viene universalmente riconosciuto come
l’aspetto essenziale della vita, la sua globalità nonchè il cosmo
stesso. Nella filosofia Zen giapponese esso rappresenta
l’illuminazione e la perfezione umana, lo ritroviamo nel mandala
indiano, nell’arte cristiana e nell’architettura. Esso rivela
comunque la trasformazione in un cosmo ordinato, in relazione con
l’assoluto, tramite il suo centro e rappresenta la simbolizzazione
della psiche.
Per
quanto concerne l’espressione artistica, l’autrice utilizza la
differenziazione di Herbert Kuhn tra stile sensitivo
e stile immaginativo.
Il
primo concerne una riproduzione diretta della realtà, il secondo
rappresenta l’esperienza propria dell’artista fino ad arrivare a
soluzioni astratte che esprimono emozioni anche spirituali. Questo
stile è riscontrabile sia nell’arte primitiva, che nell’arte
moderna in una modalità che rivela lo spirito dell’epoca
dell’artista, mentre per quanto riguarda l’artista moderno è
possibile comprendere la sua psicologia individuale attraverso i
valori formali, ma non e certo attraverso questi che può spiegarsi
l’effetto che tali opere hanno sull’inconscio, ma attraverso il
contatto spirituale proveniente dal cosmo creato dall’artista.
Molto
interessante è l’esplorazione dell’anima segreta delle cose,
Duchamp e la poeticità dei suoi ready-made, la spiritualità delle
composizioni di Mirò e i vari collages di Picasso, Braque, Ernst
ecc., dimostrano l’elemento simbolico nell’arte e la sua
esaltazione magica, anche di un prodotto di rifiuto, risultando
chiaramente che proiezione della loro psiche sulla materia da nuova
vita all’oggetto, questo spirito, altro non è che l’inconscio.
Questo
ci riporta alla concezione alchimistica dello spirito della materia,
rivelando che l’uomo tende a riempire quei vuoti incomprensibili
col proprio inconscio.
E
proprio questa sensazione di vuoto che Jung ha constatato come tipica
della sua epoca, riscontrandola nei sogni dei clienti attraverso il
progressivo sfaldamento dell’immagine di Dio, che ha come
conseguenza la mancanza di senso nella vita.
Un
interessante strada è stata percorsa da Breton, fondatore del
surrealismo, attraverso il quale tentò, di risolvere il dissidio tra
realtà e sogno, utilizzando il metodo freudiano della libera
associazione aprendo la strada al flusso delle immagini inconsce,
dimenticando però che solo l’equilibrio tra conscio e inconscio
porta alla scomparsa di quel senso di vuoto che abbiamo accennato.
Progressivamente
l’intenzione degli artisti diviene rivelare la dimensione
spirituale e immutabile, grande esponente e realizzatore di questo
intento è Klee, nelle sue opere lo spirito della terra e l’inconscio
sono sorprendentemente armonizzate. Altra visione dello spirito
inconscio è data da Pollock, che si definisce un’ostetrica
spirituale dei suoi lavori, qui l’astrazione diviene totale
perdendo il suo contenuto simbolico e causando un’acuta violenza
emozionale.
Diviene
urgente una conciliazione degli opposti, rappresentati
dall’espressione della coscienza e dell’inconscio, materia e
spirito.
Una
riconciliazione tra corpo e anima, cosciente.
Jolande
Jacobi ci porta a conoscenza di quanto sia importante l’esplorazione
dei simboli dell’inconscio presenti nel sogno, nel percorso
psicoanalitico.
Considerando
queste simbolizzazioni come dei veri e propri tesori offerti alla
coscienza, atti a donare una possibilità di maturazione
nell’individuo.
Ella
presenta il caso di un suo paziente in cui l’analisi ha agevolato
il processo di individuazione, l’età angrafica del paziente non
aveva una corrispettiva maturità sul piano interiore, in lui era
attivo un forte complesso materno, quale simbolo dell’aspetto
femminile dell’inconscio. Egli attraverso l’elaborazione
personale delle simbolizzazioni prodotte sul piano onirico, ha potuto
consapevolizzare i suoi disagi e rendere più funzionale la sua
esistenza anche sul piano pratico.
Jolande
Jacobi tiene a sottolineare che l’esplicazione del linguaggio
onirico troppo aperta può causare disagio nel paziente e far
scattare meccanismi di difesa non utili al progresso terapeutico.
Ricorda
che Jung sostenesse l’importanza del primo sogno del paziente nel
corso dell’analisi, poichè esso conterrebbe una prefigurazione,
del percorso attuabile svelando i conflitti psichici del paziente.
Chiaro
è che ogni simbolo va interpretato in relazione e dal paziente, ma
alcuni temi possono dare un’indicazione abbastanza attendibile.
Un
viaggio, un’escursione può simboleggiare il processo di
individuazione, come un passo di montagna indica una situazione di
transizione, luoghi in cui rifugiarsi quando sovviene il mal tempo
indicano che c’è modo di sopravvivere quando le tensioni esterne
si fanno minacciose, il fuoco determina trasformazione rinascita.
Per
quanto concerne gli animali, che come abbiamo già visto
rappresentano il lato istintuale, poi esplorandone l’atteggiamento
si possono fare valutazioni come una daina possa indicare una
femminilità timorosa e innocente, il porco la sensualità oscena, il
cane la fedeltà come anche la promisquità, il canguro maternità,
contenimento, scarafaggi, insetti qualità oscure irrazionali strani
animali compositi la totalità dell’inconscio.
Anche
i vestiti non vanno trascurati, poichè essi rappresentano la
maschera della persona, cioè come essa si presenta al mondo,
destando una determinata impressione e salvaguardando l’interiorità.
Vi
sono elementi molto importanti come il sentire una voce fuori campo,
che rappresenta un intervento diretto del sé, fanciulle come
simbolizzazioni dell’anima.
Seguire
il teatro può dare l’idea di volersi sottrarre ad un ruolo attivo
nella vita, i sogni fanno da contrappeso, equilibrano, il vissuto
conscio del sognatore. Jung contrasta la tesi di Freud che sosteneva
che il sogno fosse la realizzazione di un desiderio, ma piuttosto
autorappresentazioni dell’inconscio.
I
rovesciamenti drammatici che avvengono nel sogno, cioè quando un
dato fenomeno si trasforma nel suo opposto, avvengono poichè il
nostro inconscio vuole ricordarci che tramite la trasformazione anche
gli estremi possono coesistere.
Considerando
un sogno del paziente in cui appare un oracolo, inserisce il
principio di
sincronicità,
per il quale come abbiamo visto, secondo Jung, un’intima
consapevolezza psichica interna influenza un fatto fisico, negando
l’accidentalità di una coincidenza. Una coincidenza di questo tipo
creatasi tramite la divinazione con l’oracolo cinese I Ching
proposto dalla dottoressa al paziente, produsse un tale shock nel
paziente che dovette attendere più di un mese per riuscire a
“digerire” l’oracolo, fino a sbloccarsi poi con una personale
intuizione, svelando l’azione autoregolatrice della psiche.
Nella
conclusione M. L. von Franz opera un parallelo tra la scienza e
l’inconscio, come questo operi attraverso gli archetipi
nell’individuo influenzandone tutta la vita e il suo destino, in
positivo come forze costruttive e in negativo come forze distruttive.
Essi
si rivelano in tutti campi in cui l’uomo esprime se stesso, in ogni
campo dell’attività umana.
Il
pensiero di Jung ha aperto strada anche ad altre teorie anche nel
campo della biologia, nella quale il fisico Wolfgang Pauli ha
associato il principio di sincronicità alle modificazioni delle
specie, negando attraverso questo il principio della casualità.
Ma
un cambiamento è stato apportato anche nel campo della microfisica,
riconoscendo nelle basi della fisica il carattere intuitivo,
semimitologico, ma anche quanto anche i più moderni concetti siano
in relazione con idee archetipe, rivelando la loro non oggettività e
relatività, l’indagine analitica ha sviluppato parallelamente alla
ricerca scientifica nel campo della fisica il concetto di
complementarietà, rinunciando ad una comprensione oggettiva. Ecco
che gli archetipi o schemi mentali comportamentali nell’uomo
possono associarsi alle “possibilità primarie” della fisica,
rivelando l’esplorazione analitica jungiana, non come una dottrina,
ma come un atteggiamento mentale da seguire attentamente.
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